La conferenza organizzata in Ticino dall’ASPE ha messo in luce l’importanza strategica dei bilaterali III con l’UE in un mondo in pieno subbuglio. Relatore principale, il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis. (Deutsche Übersetzung unten)
Prologo turbolento alla conferenza sul nuovo pacchetto di accordi bilaterali III al Teatro sociale di Bellinzona organizzato dall’Associazione svizzera di politica estera (ASPE) e dalla Camera di commercio ticinese (Cc-Ti). Duecento manifestanti hanno protestato contro il consigliere federale Ignazio Cassis accusato di passività e di complicità nel genocidio contro i palestinesi.
Nessun contrattempo invece durante il suo intervento davanti a circa 150 spettatori. Cassis prende spunto proprio dalla manifestazione per sottolineare la necessità strategica dei bilaterali III con l’UE, in un mondo segnato da guerre e blocchi commerciali. “Prevalgono i rapporti di forza – ha detto il nostro ministro degli esteri – gli Stati Uniti ci impongono dazi del 39%, le grandi potenze fanno quello che vogliono, la certezza del diritto internazionale viene soppiantata dalla forza militare”. In questo contesto l’UE resta cruciale per la prosperità e la sicurezza della Svizzera. Tanto più che gli scambi commerciali con l’Unione europea sono di gran lunga superiori a quelli con gli altri partner principali, Stati Uniti e Cina.
Il capo del DFAE ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti con i bilaterali III che vanno oltre le più rosee previsioni. I nuovi accordi garantiscono la protezione dei salari, una clausola di salvaguardia sulla migrazione, incentivi per la ricerca e l’innovazione, una gestione migliorata dei conflitti tramite un tribunale arbitrale e infine la salvaguardia della democrazia diretta. Nessuna decisione sarà presa senza il controllo parlamentare e popolare.
Tutti gli oratori si sono pronunciati a favore dei bilaterali III con qualche riserva da parte dei sindacati.
Il presidente dell’ASPE, Jon Pult ha ribadito il pieno supporto dell’Associazione svizzera di politica estera, sottolineando che gli accordi sono essenziali per tutelare i valori e gli interessi della Svizzera.
L’ex consigliere nazionale Giovanni Merlini, presidente della SUPSI, la scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, ha avvertito che il paese non può permettersi un «secondo naufragio», dato il contesto geopolitico e le sfide livello planetario.
La direttrice di Economiesuisse, Monika Rühl, ha sottolineato che l’importanza dei bilaterali III cresce a vista d’occhio con i tempi che corrono e i colpi di scena del presidente Trump. Permettono di “continuare e stabilizzare gli accordi bilaterali I e II che conosciamo già da 25 anni e con risultati molto positivi. Non ci lanciamo dunque in un’avventura sconosciuta”.
La direttrice del sindacato UNIA, Vania Alleva, ha ribadito che i sindacati sostengono “sì e no” gli accordi. Ammette che i bilaterali III sono migliori di quelli affossati nel 2021. Vanno però rafforzate le misure d’accompagnamento alla libera circolazione delle persone per lottare contro il dumping salariale. Ciò è possibile senza modificare gli accordi con l’UE, adottando però misure interne. Vi è un’intesa fra partners sociali, ma è ancora fragile, e deve superare l’esame del parlamento. “Il dibattito – ha ammonito Vania Alleva – si preannuncia acceso, siamo un po’ preoccupati, prenderemo una decisione definitiva soltanto quando vi sarà il responso del parlamento”.
Fra le domande del pubblico è emerso il tema della libera circolazione delle persone e la relativa clausola di salvaguardia. Un tema sensibile a livello nazionale ed ancor di più in Ticino che vota sistematicamente contro l’UE. Ignazio Cassis ha spiegato che la clausola di sicurezza permette di limitare l’immigrazione di cittadini europei in caso di necessità. È una nuova disposizione, ha precisato Ignazio Cassis, che “ci permette di reagire nel caso succedesse un finimondo, ad esempio nel settore degli alloggi o di una disoccupazione superiore al 10% in un determinato settore economico. In base a tali criteri, negli scorsi 20 anni avremmo dovuto intervenire solo 3 volte”.
Un’altra domanda dal pubblico ha sollevato l’inesorabile questione della burocrazia europea. La direttrice di Economiesuisse, Monika Rühl, ha osservato che molte aziende svizzere scelgono di operare nell’UE nonostante la burocrazia perché i vantaggi prevalgono. Proprio adesso vi sono imprese che pensano di delocalizzare per sfuggire ai dazi di Trump che in Svizzera sono del 39% e si riducono al 15% nell’Uione europe.
Giovanni Merlini ha sottolineato che gli stessi accordi bilaterali possono ridurre la burocrazia e fa l’esempio dell’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio. Basta una sola omologazione dei prodotti per tutti i paesi dell’UE. Merlini ha precisato che senza questo accordo “gli imprenditori attivi in diversi paesi europei dovrebbero omologare i propri prodotti in ogni singolo paese, una procedura in Germania, un’altra in Francia, una successiva in Italia e poi in Austria e via di seguito. In questo caso i bilaterali risparmiano costi e burocrazia”
“Si parla sempre della burocrazia nell’Unione europea, ma bisogna essere onesti ed ammettere che prolifera anche da noi”. È quanto ha constatato Ignazio Cassis in base all’esperienza politica dei suoi 19 anni a Berna. È diventato persino ironico quando ha puntato il dito su quei politici che alimentano la burocrazia pur di lasciare un’impronta nella storia con una legge che porta il proprio nome. Chissà se un giorno si parlerà del pacchetto Cassis per designare gli accordi con Bruxelles…
Alla conferenza di Bellinzona il capo del DFAE si è scrollato di dosso la passività e le titubanze che gli vengono spesso rimproverate. Questa volta si è mostrato più convinto e determinato nel difendere il consolidamento delle relazioni con l’UE. Un impegno accresciuto lo si riscontra anche nel ritorno alle interviste con i principali media privati dopo un silenzio durato 1 anno e mezzo. Vi è chi sostiene che i bilaterali III sono l’ultima opportunità per Ignazio Cassis di ottenere un successo di prestigio per migliorare un bilancio politico finora piuttosto deludente.
Peccato che il ministro degli esteri sia ricaduto nell’evanescenza quando ha menzionato il Ticino. Gli ha dedicato esattamente 40 secondi, non uno di più, per pronunciare un paio di frasi piuttosto banali: “so che da noi, in Ticino, il dibattito è vivo, a volte anche acceso, perché tocchiamo con mano i vantaggi, ma anche le difficoltà della frontiera. È una ricchezza, ma anche una sfida che richiede regole chiare e stabili”. Eppure, vi sono esempi lampanti e concreti per illustrare i benefici delle relazioni con l’UE anche in Ticino. Basti pensare che Bruxelles è il secondo finanziatore di centinaia di progetti di ricerca della SUPSI. Ma non se ne parla, neppure alla conferenza di Bellinzona. Ciò vale anche a livello nazionale. Si citano interessanti e significative statistiche globali, ma mancano gli esempi concreti, quelli che si toccano con mano, che illustrano in modo tangibile i vantaggi e la vera posta in palio dei bilaterali III nella vita di tutti i giorni. Possono essere un atout, una carta vincente in previsione della votazione popolare sugli accordi bilaterali III con l’Unione europea.
Die SGA-Veranstaltung im Tessin hat das Schlaglicht auf die strategische Bedeutung der Bilateralen III mit der EU in einer Welt voller Aufruhr geworfen. Wichtigster Überbringer der Botschaft: Aussenminister Ignazio Cassis, der Tessiner Bundesrat.
Turbulenter Auftakt zur Veranstaltung über das neue Vertragspaket “Bilaterale III” im Teatro sociale in Bellinzona, organisiert von der SGA-ASPE und der Tessiner Handelskammer (Cc-Ti). Zweihundert Demonstranten protestierten gegen Bundesrat Ignazio Cassis, dem sie Passivität und Komplizenschaft am Genozid gegen die Palästinenser vorwarfen.
Seinen Vortrag vor zirka 150 Anwesenden störte dagegen kein Zwischenfall. Cassis nahm die Demonstration zum Anlass, um in einer von Kriegen und Handelsblöcken gezeichneten Welt die strategische Bedeutung der Bilateralen III mit der EU zu unterstreichen. “Die Machtverhältnisse bestimmen”, sagte der Aussenminister, “die Vereinigten Staaten legen uns Zölle von 39 Prozent auf, die Grossmächte tun, was sie wollen, die Sicherheit des Völkerrechts wird von der militärischen Macht ersetzt”. In diesem Zusammenhang bleibe die EU entscheidend wichtig für Wohlstand und Sicherheit der Schweiz. Umso mehr, als der Handel mit der Europäischen Union weit über jenem mit den anderen Hauptpartnern USA und China liegt.
Der Chef des EDA zeigte grosse Genugtuung über die mit den Bilateralen III erreichten Ergebnisse, die ihm zufolge die rosigsten Hoffnungen übersteigen. Die neuen Verträge \ garantieren den Lohnschutz, eine Schutzklausel bei der Einwanderung, Anreize für Forschung und Innovation, einen verbesserten Umgang mit Konflikten durch ein Schiedsgericht und schliesslich auch die Sicherung der direkten Demokratie. Kein Entscheid wird ohne Kontrolle durch Parlament und Volk getroffen werden.
Auf dem Podium sprachen sich alle Beteiligten zugunsten der Bilateralen III aus, mit einem gewissen Vorbehalt seitens der Gewerkschaften.
SGA-ASPE-Präsident Jon Pult bekräftigte die volle Unterstützung durch die Schweizerische Gesellschaft für Aussenpolitik. Die Verträge seien für den Schutz der Werte und der Interessen der Schweiz wesentlich.
Der ehemalige Nationalrat Giovanni Merlini, Präsident der Tessiner Universität SUPSI (scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) warnte, dass sich das Land angesichts der geopolitischen Lage und den globalen Herausforderungen keinen “zweiten Schiffbruch” (nach dem Unterbruch der Verhandlungen vor vier Jahren – Red.) leisten könne.
Es sei offenkundig, dass die Bedeutung der Bilateralen III mit den Zeitläuften und den Rundumschlägen von Präsident Trump wachse, sagte Monika Rühl, Direktorin von Economiesuisse. Sie erlaubten es, “die bilateralen Verträge I und II, die wir seit 25 Jahren mit sehr positiven Resultaten kennen, fortzusetzen und zu stabilisieren. Wir stürzen uns nicht in ein ungewisses Abenteuer”.
Vania Alleva, Präsidentin der Gewerkschaft UNIA, steht “ja und nein” zu den Verträgen. Sie räumt ein, dass die Bilateralen III besser sind als der 2021 beerdigte Rahmenvertrag. Sie bedingen jedoch verstärkte flankierende Massnahmen zur Personenfreizügigkeit, um das Lohndumping zu bekämpfen. Dies ist ohne Abänderung der Verträge mit der EU möglich, durch die Beifügung interner nationaler Massnahmen. Dazu bestehe eine Verständigung zwischen den Sozialpartnern, aber sie sei noch fragil und müsse die Beschlussfassung durch das Parlament überstehen. “Es kündigt sich eine hitzige Debatte an”, warnte Vania Alleva. “Wir sind etwas besorgt und werden einen definitiven Entscheid erst fällen, wenn wir die Antwort des Parlaments kennen”.
Die Fragen aus dem Publikum wurden von der Personenfreizügigkeit und der entsprechenden Schutzklausel dominiert – ein Thema, das schweizweit sensibel ist, und im Tessin, das systematisch gegen die EU stimmt, noch mehr. Ignazio Cassis erklärte, dass die Schutzklausel es erlaubt, im Notfall die Einwanderung von EU-Bürgern zu begrenzen. Dies sei eine neue Bestimmung, sagte Cassis, die “es ermöglicht zu reagieren, wenn die Welt zusammenbricht, beispielsweise auf dem Wohnungsmarkt, oder wenn die Arbeitslosigkeit in einem bestimmten Sektor auf 10 Prozent steigen sollte. Auf der Grundlage dieser Kriterien hätten wir in den vergangenen 20 Jahren nur drei Mal intervenieren müssen.”
Eine andere Publikumsfrage betraf das unausweichliche Thema der europäischen Bürokratie. Economiesuisse-Direktorin Monika Rühl stellte fest, dass zahlreiche Schweizer Unternehmen sich trotz Bürokratie für die Tätigkeit in der EU entschliessen, weil die Vorteile überwiegen. Gerade jetzt überlegen sich Firmen umzusiedeln, um vor den Zöllen von Trump zu fliehen, die für Einfuhren aus der Schweiz bei 39 Prozent liegen und sich bei Einfuhren aus der Europäischen Union auf 15 Prozent verringern.
Giovanni Merlini erklärte anhand des Beispiels der technischen Handelshemmnisse, dass die bilateralen Verträge auch Bürokratie abbauen können. Mit ihnen genügt eine einzige Anerkennung eines Produkts, die für alle EU-Mitgliedsstaaten gilt. Ohne Vertrag, sagte Merlini, “müssten Unternehmen, die in verschiedenen europäischen Staaten tätig sind, ihre Produkte in jedem einzelnen Land anerkennen lassen, ein Verfahren in Deutschland, eines in Frankreich, eines in Italien, eines in Österreich und so fort. In diesem Sinne bedeuten die Bilateralen eine Einsparung von Kosten und Bürokratie”.
“Man spricht immer über die Bürokratie in der Europäischen Union, aber wir sollten ehrlich sein und zugeben, dass sie auch bei uns wuchert”, sagte Ignazio Cassis vor dem Hintergrund seiner Erfahrungen aus 19 Jahren in Bern. Es gebe Politiker, welche die Bürokratie anwachsen liessen, nur weil sich sich mit Gesetzen, die ihren Namen tragen in der Geschichte verewigen wollten, fügte er ironisch hinzu. Wer weiss, ob die Verträge mit Brüssel dereinst nicht als “Cassis-Paket” bezeichnet werden.,…
An der Veranstaltung in Bellinzona hat der EDA-Chef die Passivität und Zögerlichkeit abgeschüttelt, die ihm oft vorgeworfen worden sind. Er zeigte sich überzeugt und entschlossen, die Konsolidierung der Beziehungen zur EU zu verteidigen. Zum verstärkten Engagement gehört auch, dass er nach anderthalb Jahren die Interviews mit den wichtigsten privaten Medien wieder aufgenommen hat. Es gibt einige, die behaupten, dass die Bilateralen III für Ignazio Cassis die letzte Gelegenheit darstellen, eine bislang eher enttäuschende politische Bilanz aufzubessern.
Schade nur, dass der Aussenminister in die Verschwommenheit zurückgefallen ist, als er sich zum Tessin äusserte. Er verwendete gerade einmal 40 Sekunden auf ein paar ziemlich banale Sätze: “ich weiss, dass bei uns im Tessin die Debatte lebhaft, gelegentlich sogar hitzig geführt wird, weil wir es sowohl mit den Vorteilen als auch mit den Schwierigkeiten der Grenze zu tun haben. Es ist ein Reichtum, aber auch eine Herausforderung, die klare und stabile Regeln verlangt”. Dabei gäbe es einleuchtende und konkrete Beispiele, an denen die Vorteile der Beziehungen mit der EU auch im Tessin gezeigt werden könnten. Man denke nur daran, dass Brüssel der zweitgrösste Geldgeber für Forschungsprojekte der SUPSI, in hunderten von Projekten, ist. Aber man spricht nicht davon, auch an der Veranstaltung in Bellinzona nicht. Dasselbe gilt auf gesamtschweizerischer Ebene. Es werden interessante und aussagekräftige allgemeine Statistiken angeführt, aber es fehlt an konkreten, handfesten Beispielen, welche die Vorteile und den Wert der Bilateralen III im Alltag zeigen. Im Hinblick auf die Volksabstimmung über die Bilateralen III mit der Europäischen Union könnte das ein atout sein, eine Karte, die sticht.
* Daniele Piazza, giornalista, ex corrispondente a Palazzo federale per la televisione della Svizzera italiana (TSI). 25 mandati in 7 paesi africani per le radio della Fondation Hirondelle a Losanna, nelle funzioni di redattore capo, coach e formatore. / Daniele Piazza ist Journalist, ehemaliger Bundeshauskorrespondent des Tessiner Fernsehens. Für die Radiosender der Fondation Hirondelle in Lausanne war er als Chefredaktor, Coach und Ausbildner in 25 Mandaten in 7 afrikanischen Ländern tätig.
Kurz und kräftig. Die wöchentliche Dosis Aussenpolitik von foraus, der SGA und Caritas. Heute steht Kolumbien im Fokus. Guerillagewalt, Millionen Geflüchtete aus Venezuela und der Kollaps der Darién-Route machen das Land zum Brennpunkt der lateinamerikanischen Migrationskrise. Nr. 486 | 23.09.2025
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Zu den BeiträgenDas Schweizer Mandat im UNO-Sicherheitsrat (2023 und 2024) fiel in turbulente Zeiten, der Rat hatte Schwierigkeiten, in den grossen Fragen Entscheide zu fällen. Jeden Samstag haben wir das Ratsgeschehen und die Haltung der Schweiz zusammengefasst.
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